Fin dall’antichità le donne sono state escluse dai processi decisionali politici. Nelle civiltà antiche, il governo era per lo più patriarcale, con le donne relegate a ruoli domestici. Anche nelle prime democrazie, come l’antica Atene, la partecipazione alla politica era limitata agli uomini, lasciando le donne senza voce nel processo decisionale.
La situazione iniziò a cambiare nel XIX secolo con l’emergere dei movimenti femminili. Le donne chiesero il diritto di voto e di influenzare le politiche che influivano sulla loro vita. All’inizio del XX secolo, Paesi come la Nuova Zelanda (1893), l’Australia (1902) e la Finlandia (1906) concessero alle donne il diritto di voto, ponendo le basi per una più ampia partecipazione politica.
Il ruolo delle donne nella politica durante le guerre mondiali
Le guerre mondiali del XX secolo evidenziarono ulteriormente il potenziale delle donne nella governance. Con gli uomini arruolati nel servizio militare, le donne assunsero ruoli tradizionalmente riservati agli uomini, comprese le posizioni amministrative e di comando. Questo periodo mise in discussione i tradizionali ruoli di genere e dimostrò la capacità delle donne di gestire le strutture sociali durante le crisi.
All’indomani della Seconda guerra mondiale, l’istituzione di organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite ha aperto la strada a un approccio più inclusivo alla definizione delle politiche. L’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani nel 1948 ha enfatizzato l’uguaglianza e posto le basi per la partecipazione delle donne alla governance globale.
Femminismo di seconda ondata e rappresentanza politica
Il movimento femminista di seconda ondata degli anni ’60 e ’70 ha portato una rinnovata attenzione ai diritti delle donne, in particolare per quanto riguarda l’occupazione, l’istruzione e i diritti riproduttivi. In questo periodo le donne si sono battute per una maggiore rappresentanza nelle istituzioni politiche e nei processi decisionali.
In questo periodo, i Paesi hanno iniziato ad attuare strategie e legislazioni per garantire la rappresentanza femminile negli organi politici. Ad esempio, negli anni Ottanta la Norvegia ha introdotto un sistema di quote di genere, imponendo una percentuale minima di donne nei partiti politici e nei consigli di amministrazione. Queste misure hanno contribuito a rompere le barriere sistemiche e a normalizzare la partecipazione delle donne alla governance.
L’ascesa delle donne leader
Tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo si è assistito a un aumento significativo del numero di donne che hanno assunto ruoli di leadership in politica. Figure come Margaret Thatcher, il primo Primo Ministro donna del Regno Unito (1979), ed Ellen Johnson Sirleaf, il primo capo di Stato donna eletto in Africa (Liberia, 2006), hanno esemplificato la crescente influenza delle donne nella definizione delle politiche nazionali e internazionali.
Organizzazioni come UN Women, istituita nel 2010, hanno ulteriormente sostenuto i diritti delle donne nella definizione delle politiche. Iniziative come la Dichiarazione e la Piattaforma d’azione di Pechino (1995) e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (2015) hanno sottolineato l’importanza della parità di genere nella governance.
Donne migranti e intersezionalità nelle politiche
Negli ultimi anni, l’attenzione si è ampliata per includere le sfide uniche affrontate dalle donne migranti e da altri gruppi emarginati. Il concetto di intersezionalità evidenzia come le identità che si sovrappongono, come il genere, la razza e lo status di immigrato, creino esperienze distinte di discriminazione e privilegio.
Programmi come l’Organismo consultivo europeo per l’impegno civico delle ragazze migranti mirano ad amplificare le voci delle giovani donne provenienti da contesti migratori. Promuovendo il loro coinvolgimento nel processo decisionale, queste iniziative affrontano le disuguaglianze sistemiche e promuovono una governance inclusiva. La partecipazione delle donne migranti alla definizione delle politiche femminili non solo migliora la diversità, ma garantisce anche che le politiche riflettano le esigenze di tutte le donne.
Guardare avanti: Verso una governance paritaria
Il cammino verso la pari rappresentanza nel processo decisionale è in corso. Sebbene siano stati compiuti progressi significativi, le sfide persistono, tra cui la violenza di genere, i divari retributivi e la sottorappresentazione nei ruoli di leadership. Gli sforzi per affrontare questi problemi richiedono un’azione collettiva e un’azione di advocacy sostenuta. Il progetto VOC sta lavorando per raggiungere questo obiettivo, per garantire una rappresentanza paritaria e per far sì che tutte le voci siano ascoltate attraverso le sue attività.